
È una forma di sensibilità. Cerco sempre di trovare le parole giuste durante le visite alle pazienti che stanno valutando un trattamento. Positivity, nello studio di un medico estetico, significa riuscire a far apprezzare la diversità delle persone. Ogni volto è unico e ha forme proprie di espressione. Quotidianamente è necessario ricordare che canoni estetici e insicurezze altro non sono che pensieri e percezioni. Il reale è il volto, il corpo, ciò esiste e rende veramente irripetibile, dunque non omologabile, chi si è.
Direi di sì, e in genere questi dati rispecchiano anche un cambiamento generico in corso nella medicina estetica stessa. Negli ultimi anni si è passati da un approccio il cui fine era la volumizzazione, il riempimento, il risollevemento – da qui, il rischio di vedere labbra e zigomi molto pronunciati – a un nuovo obiettivo ultimo, indicato come prevenzione o rallentamento dell’invecchiamento.
Una novità, senza dubbio, è anche l’attenzione alla cosiddetta “skin quality”, la qualità della pelle, del suo aspetto più o compatto, radioso, tonico, anche già under 40. Un risultato che è possibile raggiungere solo customizzando i trattamenti sulla pelle, combinando più tecniche in un processo a più sedute, progettuale, procedendo per fasi di cura profonda dell’aspetto del viso.
A noi tocca aiutare ogni persona a raggiungere la versione migliore di sé, indipendentemente dall’età, dai suoi crucci e richieste. Sicuramente si è verificato un abbassamento dell’età media di approccio ai trattamenti. Prima, la paziente tipo era una signora intorno agli “anta”, con i primi segni dell’aging già visibili, se non marcati. Oggi, si rivolgono a me ragazze mediamente giovani, belle.
Il desiderio di rimediare si è trasformato in quello di anticipare. Lo scopo preventivo, in questo momento, è la direzione più interessante della medicina estetica. Per questo è cambiato anche l’utilizzo di alcuni prodotti, ad esempio l’acido ialuronico, il cui scopo, più che di volumizzare, oggi è di bioristrutturare o biostimolare, cioè aiutare la pelle a preservarsi al meglio dall’aging mantenendo nelle condizioni migliori i suoi meccanismi essenziali.
Vedersi meglio dal punto di vista estetico ha un riflesso comprovato sull’aspetto psichico e sulla vita, sia interiore, sia di relazione. È importante distinguere i casi di richiesta di modifica più o meno radicale dell’aspetto: il concetto è diverso e lontano sia da quello di miglioramento, sia dalla prevenzione.
Ogni giorno ci si confronta con immagini che, pur senza volerlo, settano canoni. Dal punto di vista delle pazienti, Instagram & co causano un impatto significativo sulla percezione del corpo e, di conseguenza, una ricaduta anche sull’autostima. Alcune pazienti arrivano in studio con la propria foto pre-modificata con dei filtri, chiedendo di poter somigliare a quella versione di se stesse.
Da qui, il compito del chirurgo plastico e del medico in generale: spiegare che molte richieste non possono essere assecondate, perché il filler o il bisturi non è una bacchetta magica digitale che tutto consente. Vale anche per l’aging: partendo dal presupposto che a nessuno piace invecchiare, penso che le donne più intelligenti siano quelle che lo accettano in modo ragionevole, cioè prendendosi cura di sé, solo un po’ più di prima. Nel saper valorizzare e preservare le peculiarità, sta la “positività” di ogni disciplina estetica.
La Body Positivity secondo il chirurgo plastico ed estetico Marco Iera
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